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L’era che l’umanità sta vivendo è segnata dalle profonde trasformazioni che tecnologie sempre più sofisticate e pervasive inducono nella vita delle persone e nelle dinamiche delle società così come nei rapporti tra gli stati. Eppure se una parte dell’umanità sembra destinata ad incontrare con sempre maggior successo l’impatto migliorativo della tecnologia, un’altra parte, cospicua, appare invece condannata a subire solo o in gran parte gli aspetti negativi della corsa tecnologica dei paesi più fortunati, in termini di depauperamento delle risorse naturali e della limitazione all’accesso allo sviluppo, culturale, politico, economico e di politiche sanitarie. D’altra parte in quelle stesse società nelle quali il fiorire di un’era tecnologica sembra consegnare all’uomo capacità potenzialmente illimitate, molti sono gli interrogativi che si ridestano sulla natura dell’uomo, sulla sua radicale fisionomia e sulla plasticità che l’uomo stesso è in grado di conferire alla definizione della sua natura.

 

La medicina per la sua immediata pertinenza a ciò che di più profondamente e radicalmente attiene alla natura dell’uomo, il confronto con il limite naturale dell’esistenza e il conseguente vissuto che ne deriva, offre una prospettiva privilegiata per riflettere sulle sfide che l’uomo e le società devono interpretare per custodire e promuovere il senso profondo del loro sviluppo, sempre più integrale e inclusivo. Per questo l’Associazione Culturale Medicina e Frontiere si propone come spazio di confronto nel quale, a partire dalla medicina, ci si possa interrogare sul valore umano dello sviluppo scientifico e sulle sue ricadute nei campi della salute e della società.

 

Dall’inizio alla fine della vita la medicina è in grado di accompagnare l’individuo in modo sempre più pervasivo e talvolta anche intrusivo, con la possibilità di estendere le capacità procreative o l’ambizione di perfezionarne la resa, il tentativo di riparare o rigenerare organi o tessuti danneggiati, di confezionare procedure, trattamenti e terapie su misura sulla base di conoscenze genomiche sempre più personalizzate, o di sostituire con interfaccia tecnologiche funzioni complesse che ineriscono la mente umana e i suoi effettori somatici.

Diiagnosi pre-natale e medicina procreativa, medicina di precisione e medicina rigenerativa, medicina traslazionale, gene-editing e genetica medica, medicina protesica e cyber medicina, medicina del fine-vita e bioetica sono alcuni degli ambiti che con la partecipazione di panel di esperti Medicina e Frontiere vuole affrontare.

 

Inoltre la medicina induce attorno a sé un crescente sviluppo tecnologico che va dalla capacità di aumentare le capacità diagnostiche e le abilità chirurgiche e di intervenire sul patrimonio genetico della singola cellula per modificare parte del suo contenuto, alla possibilità di correlare enormi moli di dati biologici, genetici, biometrici, bioumorali, epidemiologici e di applicare alla loro analisi intelligenze artificiali che riescano a pervenire più in fretta e più efficacemente in modo sempre più autonomo a conclusioni diagnostiche e alla formulazione di indirizzi terapeutici. A questo mondo e ai suoi attori economici e decisionali vuole anche guardare Medicina e Frontiere per poter offrire un’occasione di dialogo tra coloro che producono la tecnologia e coloro che la applicano nella pratica clinica ai diversi livelli in cui questa si esplica.

 

 

Quanto di tutto il progresso scientifico e tecnologico saprà incontrare i bisogni dell’uomo e di tutti gli uomini e rispondere alla richiesta di salute di società sempre più articolate e frammentate, per quanto globalizzate e interconnesse, sarà il frutto di scelte sagge che i decisori politici e gli attori sociali sapranno prendere in sintonia con i protagonisti dei percorsi di salute quali i pazienti e i professionisti della salute. La conservazione e l’implementazione di sistemi sanitari nazionali nelle attuali contingenze economiche che li rendono in gran parte non più sostenibili e gli interventi necessari per portare ad una loro ridefinizione che non annulli la loro vocazione universalistica, l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, le prospettive di cura e assistenza da offrire alle persone affette da malattie rare, le strategie di allargamento dell’accesso ai farmaci innovativi e costosi nelle società del mondo sviluppato e di quello ancora in via di sviluppo, sono alcuni dei temi sui quali Medicina e Frontiere vuole interpellare il mondo politico e le categorie sociali in un confronto aperto che sappia sensibilizzare i decisori delle strategie della salute.

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Tecnologia e innovazione

Il progresso tecnologico è stato in grado nell’ultimo secolo di incidere con sempre maggiore potenza nell’ambito della cura aprendo spazi di intervento nella conservazione e nel ripristino della salute umana prima inimmaginabili. Dalle nanotecnologie alla robotica, dalle tecniche più sofisticate di imaging all’ingegneria genetica e tessutale, lo spazio di penetrazione all’interno del corpo umano dall’infinitamente piccolo al tremendamente complesso ha consentito di comprendere con una profondità nuova la patogenesi, ma soprattutto di intervenire con efficacia prima considerata irraggiungibile nella risoluzione di complessi quadri morbosi.

La medicina è in grado di affrontare sfide sempre più ambiziose confrontandosi con il limite naturale stesso della vita sollevando problematiche etiche e antropologiche prima solo lontanamente prevedibili: fino a quando è lecito prolungare la vita moriente e ci sono condizioni che rendono la vita meno degna di essere vissuta? Può l’intervento tecnologico modificare la sorgente stessa della trasmissione dei caratteri e fino a quando è lecito operare una manipolazione così profonda?

È facile comprendere che la risposta a queste domande non può essere rintracciata all’interno solo di un sapere scientifico tecnico-applicativo ma che il percorso per affrontare l’inquadramento di queste problematiche riguarda ambiti di natura politica, sociale, economica e in definitiva schiettamente antropologica in quel senso ampio di antropologia che guarda tutto l’uomo e per questo si rivolge ad ogni uomo interpellando nel suo intimo la coscienza del singolo.

 

Medical humanities

Perché parlare di medical humanities all’interno di uno spazio che vuole interrogarsi sulle frontiere verso le quali sa spingersi la medicina con tutto il corteo di saperi bioscientifici che l’accompagnano? Perché al di sopra o all’interno di ogni rapporto medico paziente vive una relazione interpersonale con tutto il suo carico di esistenze vissute, prefigurate, aspettate e disilluse e perchè la misteriosa miscela di aspettative e paure che si anima nell’intimo degli interlocutori di tale relazione si nutre della formazione sentimentale e intellettuale che disegna il loro sentire fino alle corde più segrete delle loro coscienze. Come poter rispondere all’ interrogarsi di un paziente sulle prospettive di guarigione volendo in ogni caso conservargli uno spazio per la speranza, se non di risoluzione quanto meno di cura, senza attingere alle personali convinzioni di cosa sia la vita e di quanto essa possa comunque essere degna di essere vissuta e come poterlo fare senza aver vissuto almeno in parte nelle vite che la letteratura, l’arte figurativa, la musica sanno misteriosamente condividere attraverso le storie dei loro personaggi e interpreti?

 

Terapia e innovazione

Che l’uomo abbia sempre vissuto nei confronti della terapia farmacologica un atteggiamento ambivalente sospeso tra aspettative sproporzionate e paure infondate lo si potrebbe in un certo senso comprendere risalendo all’origine stessa della parola farmaco che nella sua radice ha sempre ospitato il significato sia di rimedio salutare che di sostanza venefica. Senz’altro dietro ai clamori massmediatici che si sollevano ogni qual volta si prospettano nuove terapie sedicenti miracolose o realmente più efficaci così come al di sotto delle fobie più o meno collettive sulla presunta dannosità di rimedi fino a ieri largamente utilizzati e capaci di allontanare veri pericoli per la salute pubblica, si nasconde molto di questa atavica diffidenza verso ciò che nell’era pre-scientifica si mescolava a credenze magiche o misteriche. Eppure sono giganteschi i passi che hanno messo a disposizione della moderna farmacopea armi oggi così sofisticate e precise da essere ormai addirittura personalizzate se non sull’individuo almeno su gruppi omogenei di pazienti, basti pensare al contemporaneo dibattito sulla medicina di precisione. Forse però non sempre gli attori scientifici e industriali hanno saputo disseminare una conoscenza che sapesse divulgarsi a tutta la popolazione per dissipare quella diffidenza che nasce dall’ignoranza ma che viene alimentata anche dalla percezione di interessi economici non sempre subordinati agli interessi dei pazienti. Se di terapie innovative e della necessità in termini di salute pubblica dei presidi più tradizionali vogliamo parlare in questo spazio di confronto, questo vuole avvenire nel rispetto della medicina basata sulle evidenze ma anche della sensibilità delle categorie dei pazienti, delle prerogative dell’industria farmaceutica e del ruolo regolatorio della politica in senso ampio in quanto arte del buon governo della società.

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